Cortez compie 30 anni. Come si può descrivere in poche parole un periodo di tempo così lungo e così ricco di vita, di progetti realizzati, di progetti da realizzare? Cercando di mettere ordine nei ricordi e nelle scartoffie ci ritroviamo a fare il punto. Però siccome siamo noi a farlo e non qualcun altro, sappiamo bene che il punto non può essere solo uno, ci sono tante storie da raccontare e tante ancora da vivere e di conseguenza tante prospettive diverse da cui farlo. Il nostro manifesto è fatto di punti di dimensioni diverse che si adattano di volta in volta, cambiano ordine, si mischiano, si sovrappongono, perché ogni situazione è diversa dall’altra e la nostra capacità di adattamento e di evoluzione renderebbe fiero papà Darwin.
punto.
Partiamo da un punto. Una forma semplicissima, il cerchio, che ritroviamo in natura, nei gesti di tutti i giorni, nelle idee, negli oggetti creati dall’uomo. Può un semplice cerchio essere il punto di partenza della storia di un’azienda? Si. Cortez compie 30 anni. 30 anni di creatività, di punti di partenza, di punti fermi, di punti di vista, di punti di arrivo, di punto primo, di punto secondo, di punto e a capo, di punto e basta.  

Un viaggio fatto di immagini evocative, attraverso la forma del cerchio che ci trasporta ogni volta in uno scenario diverso, ce ne suggerisce le infinite possibilità simboliche e creative. Un elemento che ci riporta alla forza creatrice dell’universo, al rigore armonico dei principi matematici, al dinamismo del gioco, tutto questo è Cortez.
dinamismo.
Cortez è sempre in movimento, da trent’anni passa da un progetto all’altro con grinta e voglia di divertirsi. Il punto nero prende vita e inizia a rimbalzare, passando da un scenario all’altro sotto forma di palla da gioco. Rotola, rimbalza, scappa, vola, sempre con l’obbiettivo di divertirsi e condividere i momenti di aggregazione ma anche di risultati che si possono ottenere da soli o in gruppo.
semplicità.
“Complicare è facile, semplificare é difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più della scultura che vuol fare. Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura? Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. Eppure quando la gente si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: “questo lo so fare anche io”,  intendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie. In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: “quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte”.

Bruno Munari
tratto da: “Lezioni di creatività”
caos.
La testa di un creativo è come un vaso di Pandora. Una camera delle meraviglie che se potessimo entrare e curiosarci dentro, saremmo stupiti dalla quantità di stranezze che riesce a contenere. Cose senza un senso apparente, fuori contesto, fuori forma, fuori di testa. Tuttavia c’è sempre un senso alla fine, il processo creativo percorre strade a volte lineari, a volte tortuose e spesso la parte più bella è proprio quella del viaggio che ci porta a destinazione, alla fine del lavoro, in questo caso alla fine dei lavori. I cosiddetti tempi morti non esistono, sono parentesi di utilissimo bla bla bla dove spesso si nasconde la chiave, l’illuminazione, l’interruttore che fa accendere la lampadina e trovare l’idea geniale o semplicemente l’idea giusta. 
creatività.
L’artista lavora con la fantasia, il designer usa la creatività, amava ripetere Munari. C’è una certa dose di abilità nella capacità di destreggiarsi tra i desideri del cliente, i desideri del creativo e l’inevitabile scontro con la realtà. Una collisione che bisogna essere in grado di affrontare. Allenando la fantasia con guizzi d’inventiva e slanci generosi di creatività, immaginando di vedere la soluzione ancor prima di trovarla. Un esercizio di stile nel quale ci destreggiamo da qualche anno, più precisamente trenta. Sempre sul pezzo.

Fantasia | Tutto ciò che prima non c’era anche se irrealizzabile.
Invenzione | Tutto ciò che prima non c’era ma esclusivamente pratico e senza problemi estetici.
Creatività | Tutto ciò che prima non c’era ma realizzabile in modo essenziale e globale.
Immaginazione | La fantasia l’invenzione la creatività pensano, l’immaginazione vede. 
(Munari 1977, 8-15)
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storytelling.
Raccontare una storia. É possibile riuscire a raccontare una storia intera, breve o lunga che sia, attraverso un solo attimo? É possibile immaginare un frame che racconti una storia? Un battito di ciglia, un’impressione che  faccia capire tutto, o perlomeno faccia lavorare la fantasia, metta in moto i meccanismi di associazione mentale e creatività della mente umana. Innescare è la parola chiave, accendere l’immaginazione. Non importa se la storia si svolge nell’esatta conseguenza di fatti ed eventi che ci eravamo prefigurati di raccontare, l’importante è suscitare curiosità. Suggerire con un’immagine l’infinita possibilità di ciò che è successo prima e di quello che può, potrà, potrebbe accadere dopo. Accendere l’interesse, far venir voglia di dare una risposta, di utilizzare il suggerimento dell’immagine per stimolare a raccontare allora una storia che diventa propria del fruitore. Perché una volta messa a disposizione di tutti, ogni storia si moltiplica, si divide, si trasforma, non è più uguale a se stessa, diventa molte storie.
Storytelling è solo un pretesto, un amo che si lancia per permettere alla fantasia di mettersi in moto, di iniziare a sognare. Immaginare mondi, stupirsi dell’infinito potenziale della nostra forza creativa.

Questo è il motivo per cui da 30 anni siamo qui e continuiamo a sognare.
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